Antonio Castagneri

Antonio Castagneri

Autore: Gaspare Maletto e Gian Carlo Piccoli

Ritratto disegnato da Carlo Chessa, riproduzione in vendita presso il Museo storico di Balme.

Da Minerali in Val d'Ala si G. Maletto e G.C. Piccoli

Dalla famiglia Castagneri Tuni, discendente del ramo rimasto in quel di Balme, nacque il 17 gennaio 1845 Antonio Castagneri, detto "Toni dij Tuni", da Pietro dl'Aiva e Castagneri Gianangel Marianna. Questo personaggio divenne una delle più celebri, se non la iù celebre delle guide alpine del periodo classico dell'alpinismo. Fu la guida italiana che realizzò il maggior numero di prime ascensioni assolute, quarantatre, tra le quali si ricordano: Visolotto, Becca di Gay, Becco della Tribolazione, Tresenta, Becca di Montandaynè, Grand Nomenon, Punta di Ondezzana, ecc... 

Nel 1877 accompagnò accompagnò i figli di Quintino Sella, Alessandro e Corradino, al Cervino. Il 24 dicembre del 1874, insieme a suo fratello Giuseppe e a Pietro Castagneri, guidò Luigi Vaccarone ed Emilio Martelli all'Uja di Mondrone, aprendo così l'alpinismo invernale.

Oltre a Quintino Sella, Antonio Castagneri guidò in diverse occasioni anche Martino Baretti. Da questi e altri personaggi imparò a conoscere i minerali e la loro importanza scientifica. Struver (1899) cita: "di Saulera ebbi i primi splendidi cristalli di epidoto giallo nell'inverno 1872-73, epoca della scoperta, dal compianto Antonio Castagneri, la celebre guida alpina che perdette poscia la vita in una ascensione al Monte Bianco". 

Da Wikipedia

Avvezzo fin dalla giovane età a muoversi tra le rocce del proprio villaggio e a valicare gli alti colli ghiacciati per svolgere abitualmente il contrabbando con la vicina Savoia, egli seppe ben presto trasformarsi in valente guida scorgendo nell'avvio della trasformazione turistica un modo per sollevare le sorti economiche dell'economia valligiana.

Il 24 dicembre 1874, con gli alpinisti Martelli e Vaccarone, salendo l'Uia di Mondrone, inaugurò la pratica dell'alpinismo invernale effettuando la prima ascensione di questo tipo in Italia.[2]

Antonio Castagneri divenne compagno fidato dei principali alpinisti dell'epoca e, con alcuni di essi, fu legato da profonda amicizia, come con Guido Rey, che lo considerava un vero maestro di alpinismo.

Quando già il suo paese poteva contare su un consistente numero di guide alpine e gli effetti del turismo e della villeggiatura stavano trasformando in profondità la sua economia egli, che di questo dinamismo ne era stato il promotore, scomparve durante la ricerca di una nuova via di ascesa al Monte Bianco, mentre con la guida di Valtournanche Jean-Joseph Maquignaz accompagnava il giovane conte Umberto Scarampi di Villanova. Travolti dalla bufera nella notte del 18 agosto 1890, non furono mai ritrovati.

Ad Antonio Castagneri fu dedicato l'ecomuseo delle Guide Alpine di Balme, inaugurato il 30 novembre 2002, che ne ripercorre le gesta alpinistiche insieme alle vicende storiche e culturali del villaggio che lo vide nascere.

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