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Don Luigi Baroldi

Autore: cv o biografia da internet

Tratto da: La vita di don Luigi Baroldi di Angelo Siciliano.

Il giudicariese don Luigi Baroldi, figura complessa e poliedrica di prete e scienziato, i cui interessi abbracciano le Scienze naturali, come la paleontologia e la geologia, il collezionismo di minerali e di fossili, la divulgazione giornalistica, le Scienze sociali quali la filantropia, l’archeologia, le tradizioni popolari, la storia, la politica e la cooperazione, nasce a Fiavé il 15 marzo 1853, da Filippo e Margherita Benini. Rientra in quella schiera di sacerdoti trentini illuminati che, a partire dal 1600, hanno contribuito, con i loro studi, ricerche e pubblicazioni, a diffondere le conoscenze in vari settori culturali.

Dopo gli studi presso il Seminario Vescovile di Trento, è ordinato sacerdote il 18 luglio 1875 e, dato che ha solo 22 anni, chiede e ottiene la dispensa papale per poter celebrare messa prima del compimento dei 25 anni, età canonica per i sacerdoti.

È inviato a Vigo di Fassa, dove è nominato cooperatore e nel 1876 è designato “cappellano esposto”, vale a dire aiutante esterno del parroco, a Penìa di Fassa, dove rimarrà fino al 1880.

Appassionato di montagna, la Val di Fassa rappresenta per lui “L’eden dei geologi” e “L’Eldorado dei mineralogisti”. Vive in un’epoca in cui è in gran fermento lo studio delle Scienze naturali, grazie a studiosi come Ambrosi, Bertolini, Bonomi, Betta, Bezzi, Bosin, don Giacomo Bresadola, i Canestrini e i Corbelli, Halbherr, Gelli, Giacomelli, Gilli, Loss, Marchi, i Perini, don Porta, Riccabona, Sardagna, Sordeau e Venturi.

Compie ricerche sul campo, si forma sui testi di importanti studiosi, uno dei quali è Richthofen, e fa escursioni coi professori Klipstein e Vacek, direttore quest’ultimo dell’Istituto Geologico di Vienna.

Nel 1881 pubblica “Schlern dolomitico” nell’Annuario degli Alpinisti Tridentini, e poi si dedica ad uno studio meticoloso della Val di Fassa pubblicando nel 1890 “Fra le rupi di Fassa – 4 settimane di escursioni in omaggio di Leone XIII”, in cui descrive i luoghi della valle in cui è possibile trovare i minerali più rari.

Il clero trentino regala a Papa Leone XIII, in occasione del suo Giubileo, una splendida raccolta di minerali di don Baroldi, di cui però non risulta traccia nei Musei vaticani.

Nel 1880 lascia la Val di Fassa ed è nominato vicario curaziale di Ballino, presso Fiavé, per assistere il padre malato. Nel 1884 diventa curato a Campi di Riva, dove si prodiga nella diagnosi e cura di una terribile epidemia di tifo che affligge in quel periodo gli abitanti del paese.

È insegnante di tedesco, oltre che appassionato cacciatore e adopera un roccolo presso Campi. Possiede anche un cane da tartufi.

Gli ultimi anni della sua vita li dedica alla raccolta di fossili presenti a Campi di Riva, Pranzo e Ballino.

Sull’esempio di quanto va facendo don Lorenzo Guetti (1847-1898), giudicariese pure lui ma di Vigo Lomaso, padre fondatore della cooperazione trentina, e ispirato dallo spirito nuovo d’apertura in ambito sociale dell’enciclica di Leone XIII “Rerum Novarum” del 1891, don Baroldi si fa promotore nel 1897 dello Statuto della Cassa Rurale di prestiti e risparmio di Tenno e Riva. Il 26 aprile 1902 fonda la Cassa Rurale di prestito e risparmio di Pranzo, e ne diviene presidente. Nello stesso giorno fonda la Famiglia Cooperativa di Pranzo, assumendone la vicepresidenza. Qualche critica gli viene mossa per questa sua concentrazione di cariche e il conseguente rischio di condizionamento delle attività economiche del paese.

Nel 1893 pubblica l’opuscolo “Memorie di Fiavé e delle Giudicarie”, in cui parla delle palafitte di Fiavé e fa riferimento agli studi dello svizzero Ferdinand Keller, presidente della Sociétè des antiquaires de Zurich, il primo a fare l’ipotesi che i pali emersi dalle acque del lago di Zurigo nell’inverno 1853-1854 altro non sono che le fondazioni di capanne erette sull’acqua. Anche se Baroldi ipotizza che le palafitte fiavetane altro non erano che una difesa contro gli animali feroci, ipotesi smentite dagli scavi intrapresi a partire dal 1969, il suo interesse e la divulgazione di questo sito archeologico permangono tuttora in tutta la loro importanza.

Col suo opuscolo del 1902 “Le teorie dell’evoluzione – Lettere ad un allievo studente universitario” è il primo serio oppositore locale alla teoria evoluzionista di Charles Darwin (1809-1882), dopo che l’altro trentino, lo scienziato Giovanni Canestrini (1835-1900), a partire dal 1877 inizia a commentare, tradurre e pubblicare le opere darwiniane. La sua opposizione, come quella di un altro sacerdote e scienziato, il lombardo don Antonio Stoppani (1824-1891), si motiva con l’antitesi tra evoluzionismo e dogma cattolico, e la preoccupazione che il primo si diffonda a scapito del secondo.

È eletto deputato alla Dieta di Innsbruck, dal 1900 al 1904, in rappresentanza del circolo di Rovereto.

Muore a Pranzo il 12 aprile 1904 per emorragia cerebrale, ed è sepolto a Fiavé.

Le sue raccolte sono suddivise tra il Museo di Riva del Garda e il Seminario Arcivescovile di Trento.

La prima guerra mondiale, dato che Riva si trova sulla linea del fronte, disperde parte del materiale raccolto da don Baroldi. Ciò che si salva dalla dispersione, è unito con i minerali della collezione della signora Viebig, che il comune di Riva aveva acquistato dagli eredi, ed entra a far parte della “Collezione Viebig-Baroldi”, che costituisce una splendida raccolta di minerali locali, ma anche degli altri territori dell’Impero austroungarico.

Anche la collezione di fossili di don Baroldi è notevole e comprende reperti del Trias, del Giurese e dell’Era terziaria.

Regione: Trentino A. Adige

Sito web: http://www.angelosiciliano.com/DON%20LUIGI%20BAROLDI.htm

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